Digerita la soppressata della cena estiva, seppur con qualche acidità di stomaco, arriva ora l'amatriciana del pranzo romano dell'altro giorno.
Bhè, questa, l'amatriciana, ovviamente, mica altro, sembra proprio non voglia scendere... E' ancora in gola...
Fuori di metafora, la notizia data da "Gazzetta" in esclusiva, della presenza al pranzo tra Viespoli e Mastella a Roma anche di Nicola Boccalone e Giovanni De Pierro, circostanza, questa, confermataci da uno dei due protagonisti, Clemente Mastella, ha lasciato l'amaro in bocca in più d'uno nei due schieramenti, nei Popolari per il Sud (tra poco di nuovo Udeur, forse) e Territorio è Libertà al punto che qualche riunione, la cui convocazione pare pure sia stata tentata, alla fine ha visto la partecipazione quasi di nessuno.
Domani Tél dovrebbe replicare e se ciò avverrà , nel senso se la riunione ci sarà , qualche richiesta di chiarimento è annunciata.
In pratica sotto accusa è il metodo non l'incontro, legittimo, tra due leader che decidono di vedersi, di incontrarsi per parlare di cose e fatti afferenti il proprio territorio.
Ora, ci hanno detto da entrambe le due componenti politiche, se quell'incontro è stato occasionale (ma nessuno ci crede...), transeat, ma se i due erano degli invitati, allora la cosa cambia e ci si chiede: a che titolo e perché loro? Il rispetto di ruoli e prerogative deve essere tutelato altrimenti i tavoli possono facilmente saltare...
Ma, bando al formalismo e lasciando ai due partiti, anzi ad un partito e ad una lista civica, chiarirsi al proprio interno, veniamo all'argomento della discussione di questo pranzo.
Le tesi sono un po' contrastanti. Mastella con noi ha detto e non detto nel senso che ha riferito di una discussione sulle alleanze a Benevento ed ha parlato di un auspicio, che però è il suo, di una ricomposizione dell'intero centrodestra anche se poi subito ha detto che rimangono tutte le perplessità di Viespoli ad essere alleato con questo Pdl.
Posizione questa che non sarebbe però poi in linea con quanto dichiarato solo ieri alla nascita del nuovo gruppo al Senato (grazie ai "prestiti" del Pdl), di cui Viespoli dovrebbe essere eletto nuovamente presidente, gruppo che ha fatto una dichiarazione solenne di rimanere nel centrodestra e nell'ambito della maggioranza.
E dunque, ci si chiede, è possibile ragionare a Roma in un modo ed a Benevento in un altro?
Ma questa sarebbe la parte lineare, tra due esponenti che, bene o male, si identificano nel centrodestra (non si dimentichi che entrambi sono stati eletti sotto il simbolo del Pdl, sia Mastella che Viespoli) della discussione romana.
Quella un po' meno diretta sarebbe invece riferita al fatto che si vorrebbe convincere Mastella ed i suoi a sposare la causa Nardone confluendo tutti all'interno di questo movimento apartitico (ciascuno con le proprie liste, ovviamente) e tentare il colpaccio mettendo fuori gioco sia il Pdl che il Pd.
Insomma, così sarebbe tornata a riprendere vigore la vecchia idea di Viespoli che farebbe carte false pur di non darla vinta alla sua "nemica" giurata, Nunzia De Girolamo (sempre politicamente parlando, s'intende).
Ed è a questo che forse alludeva Mastella, allorquando all'uscita dal Teatro Comunale dove si era svolta la seconda sessione di lavori dedicata alla Scuola della Magistratuira e dove egli ritiene non sia stata adeguatamente valorizzato il lavoro da lui svolto, da Guardasigilli, nei confronti di questa ipotesi d'insediamento a Benevento, con noi ha detto: Se non la smettono di trattarci così, negandoci finanche l'evidenza, chissà che non aderisca all'idea, chissà che non aderisca...
Lì per lì le cose sembrano, a volte, non avere un senso, ma poi mettendole affianco ad altre, mah...
Ovviamente Mastella, come Viespoli, su questa ipotesi di appoggiare il movimento di Nardone deve fare anche i conti con i suoi. Ed infatti il segretario cittadino dei Popolari per il Sud Angelo Fusario a noi di "Gazzetta" ha già detto e stasera ha ribadito: Nardone non è il nostro candidato sindaco. Punto.
Rimango sulla posizione già espressa al suo giornale. Mi auguro invece si possa lavorare per ricomporre un centrodestra unito come quello che ha avuto ragione del centrosinistra alle ultime regionali di marzo.
In Tél più o meno si ragiona allo stesso modo (non tutti, evidentemente).
E cioè stavamo nel centrodestra ed in maggioranza al governo del paese; poi siamo stati portati all'opposizione; ora torniamo nel centrodestra... ma guardiamo a Nardone.
Bhé, se bisogna tornare a casa, permettete che ci torniamo da soli...?
E mentre qualcuno già pare il passo lo abbia praticamente fatto, altri lo farebbero passando da lontano, altri ancora lo starebbero pensando.
Insomma, c'è di che pensare e quando tutta questa nebbia si diraderà , ne vedremo delle belle.
Una cosa è certa: nulla sarà più come prima.
Questa è la sensazione che si ha parlandone in giro...
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