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Benevento, 09-09-2022 23:34 ____
Dopo una lunga riflessione ho deciso di non partecipare piu' alla politica "partitica"
Spero comunque che Meloni vada a governare, afferma Federico Paolucci
Redazione
  

Cari amici, dopo una lunga riflessione, ho deciso non partecipare più alla politica "partitica".
Ad annunciarlo è Federico Paolucci (foto),
"Le motivazioni - spiega - sono lunghe e profonde e affondano le loro radici sia nel panorama nazionale sia in quello locale.
Resto ancorato all'idea che il centrodestra abbia, se realmente i sondaggi si dimostreranno realistici, il legittimo diritto dovere di governare.
Senza troppa enfasi, tuttavia, atteso che non riesco ad entusiasmarmi all'idea che una coalizione si ri-formi con partiti che fino a ieri hanno governato addirittura con la sinistra.
L'anomalia per la quale la Lega (presentatatasi con la coalizione del centrodestra nel 2018) abbia governato con i 5Stelle e che successivamente al governo giallorosso abbiano tutti governato insieme sposando l'agenda Draghi (con la nota eccezione di Fratelli d'Italia), mi aveva fatto sperare in una vera proposta alternativa all'indomani dello scioglimento delle Camere.
Confesso che avevo sperato in una corsa solitaria di Meloni o, in alternativa, ad un mea culpa dei partiti del centrodestra che avevano sposato Mario Draghi.
Invece, clamorosamente, non si è realizzata nessuna delle due ipotesi.
Il motivo è semplice: la convenienza elettorale, dettata dalla demoscopia, ha avuto la meglio sull'esigenza di realizzare una vera rivoluzione nelle politiche del futuro.
Dico questo, perché i programmi che ho letto mi sembrano vecchi e, in molti casi, stilati a prescindere dalle vicende stravolgenti degli ultimi anni: guerre (Ucraina), pestilenze (Covid) e carestie (aumento dei costi della vita, inflazione galoppante,nuove e vecchie povertà).
E' come se il pensiero unico dominante abbia coinvolto tutti, con uno scollamento da quello che una volta si chiamava "il paese reale".
La paginetta del programma del centrodestra sul Sud è a dir poco esigua e l'assenza didibattito sull'assurda aspettativa che il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) (che solo i più avveduti governatori del Nord, come Fedriga, dicono che almeno vada modificato) possa avvantaggiare le aree interne del Sud (da non confondere con quelle del Nord, che, con l'autonomia differenziata, andranno sempre meglio), mi lascia intendere che la partita è solo tra chi vince e tra chi perde, ma la minestra sarà sempre la stessa.
Né può pensarsi, pur con tutte le giuste critiche ad una misura incosciente quale il reddito di cittadinanza, che non esista una legittima difficoltà (che è vera è propria disperazione economica e sociale) e che basti eliminare il Reddito di Cittadinanza (Rdc) per creare nuovo lavoro.
Peraltro, la nuova collocazione omogenea, ortodossa e apparentemente rassicurante,che trova la sintesi nella parola "conservatori", apre la stura ad un nuovo pensierounico, quello della destra "law e order", più vicino ai neocon (guarda caso) americani, che non alla tradizione sociale della destra italiana. Devo dire che ho trovato molto interessante il manifesto sulla Guerra che trova tra i primi firmatari Alemanno e numerosi intellettuali di valore, se non avesse un troppospiccato riferimento antieuropeista.
Che in questa fase si presta ad una inevitabile solidarietà putiniana, non giustificabile neanche da chi, come me, non è vicino alla ortodossia atlantica.
Sulla tradizione sociale della destra italiana, invece che alle radici del conservatorismo, io resto purtroppo o per fortuna legato alle radici del socialismo non internazionalista.
Fiumi carsici antitetici che hanno percorso tutta la storia della destraitaliana (unica nel panorama mondiale per storia e idee) e che oggi rischia di diventare omologata alle destre liberalconservatrici di tutto il mondo occidentale.
Purtroppo, la mancata riflessione sul ruolo dello stato sociale (che non può esaurirsi nel mero richiamo al presidenzialismo), e la paura di "andare oltre", mi spinge, da un lato, a sperare che Meloni, che lo merita, diventi presidente del Consiglio.
Ma, d'altro canto, a sperare che ci sia ancora uno spazio per una voce critica all'interno diuna tradizione storica e culturale che ha avuto il merito di attraversare il deserto e cheoggi non può essere vittima, come in una nemesi storica, del pensiero unico cui voleva opporsi.
Le vicende locali sono solo i tristi cascami di una condizione complessiva e che vedono nella corsa sul carro del vincitore non solo il calpestamento di antiche e consolidate amicizie personali e politiche (ma questo è un rammarico personale, che non conta), ma anche l'offuscamento dello spirito critico che va sempre mantenuto. 
So di assumere una posizione da "perdente", come peraltro sono sempre stato.
Ma so anche di essere in maggioranza, perché i perdenti di questa situazione complessiva, tra le mille difficoltà quotidiane che ognuno di noi affronta, sono milioni.
I vincenti, solo pochi eletti".

comunicato n.152130




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