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Benevento, 08-05-2022 09:33 ____
La bancarella di "zi' Pascale" dinanzi al Duomo era un bazar di tante piccole cose interessanti. A Natale raddoppiava con un altro banchetto
La moglie, Iolanda Santamaria, nella sua modesta abitazione preparava ghiottonerie indimenticabili. Tradizione era che, ad ogni vigilia di Natale, distribuiva le zeppole a tutto il parentado, me compreso che ero il loro medico ricorda De Lorenzo
Nostro servizio
  

E' su di un altro ricordo storico che Peppino De Lorenzo, questa volta, sofferma la sua attenzione.
Con precisione, la indimenticabile bancarella di "zi Pascale", nei pressi del Duomo.
"Anche se la nostra sia una piccola comunità, non sono pochi i personaggi ed i ricordi che fanno parte di quest'ultima e che, malgrado lo scorrere del tempo, rimangono, intimamente, legati alla storia cittadina.
In proposito, è impossibile non soffermare l'attenzione sulla mitica bancarella, singolare per l'epoca, siamo agli anni Sessanta, Settanta, Ottanta, ubicata dinanzi all'ingresso dell'Upim, nei pressi del Duomo (nella prima foto in basso).
Sullo sfondo c'era l'Italia del dopoguerra che correva spedita verso il boom economico ed una vita più ricca di benessere.
Titolare del singolare e suggestivo esercizio commerciale era Pasquale Zagarese, per tutti "zi' Pascale" (nella foto di apertura).
Su quella bancarella si trovava di tutto, lamette, forbici, penne, orologi, cinture, pile, portafogli, accendini e giù di lì.
Un vero e proprio bazar.
Erano in tanti, al passaggio, che si fermavano ad osservare e spesso si trovava qualcosa di cui si avesse bisogno nella vita quotidiana.
"Zi Pascale" era cortese nel tratto e, con il suo modo garbato di porsi al potenziale cliente, in ultimo, riusciva a convincere anche quello più titubante.
Singolare era, poi, la trattativa sul prezzo.
In definitiva, un po', anche se in forma più familiare ed elegante, così come, oggi, si verifica, in estate, con i venditori che affollano le nostre spiagge.
Durante il periodo natalizio, poi, "zi Pascale" allargava il suo perimetro di azione considerando, tra l'altro, che le feste di allora erano vissute molto più intensamente di oggi.
Infatti, posizionava una seconda bancarella dall'altro lato della piazza ove, allo stato, vi è il nuovo palazzo sorto sulle rovine della guerra e che ospita un noto istituto bancario.
Quest'ultima era destinata alla vendita dei fuochi d'artificio per festeggiare l'arrivo del nuovo anno.
In esposizione, quelli più innocui e meno pericolosi.
Per chi preferiva, invece, i botti più forti, "zi Pascale" li forniva in sordina al cliente cercando, per non incorrere in sanzioni, di evitare lo sguardo di occhi indiscreti.
Quando raggiunsi la laurea, avendo il mio studio in zona, divenni il medico di "zi Pascale" e di tutta la sua famiglia.
Lo rimasi fino alla morte, nel momento in cui l'attività fu proseguita da suo figlio Giovanni, anche quando, nel nuovo assetto cittadino, fu imposto il trasferimento della stessa in piazza S. Maria.
Dopo la morte, per ricordo, la figlia Carmela, mi portò allo studio una confezione di cacciaviti che ancora conservo gelosamente (nella terza foto in basso).
Un'altra abitudine, in questo momento, emerge dalla memoria.
"Zi Pascale", con i suoi familiari, abitava in via Manfredi di Svevia e la moglie, Iolanda Santamaria (nella seconda foto in basso), in cucina, preparava ghiottonerie indimenticabili.
Tradizione era che, ad ogni vigilia di Natale, distribuiva le zeppole a tutto il parentado.
Un vassoio era riservato a me e, qualche anno, non aspettavo a casa l'arrivo di quest'ultimo, ma le andavo a gustare in quel modesto vano terraneo in via Manfredi di Svevia.
Quanti ricordi!
E' stato veramente meraviglioso fare il medico, segnatamente, delle persone più umili che rimangono sempre semplici e genuine".

 

                                          

comunicato n.149441




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