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Benevento, 05-05-2022 13:21 ____
Con la "sponda" di societa' estere messa in atto da imprenditori beneventani un'associazione per delinquere aggravata
Le fasi della complessa operazione della Guardia di Finanza sono state esposte dal procuratore della Repubblica Aldo Policastro. Sotto sequestro l'Hotel "Traiano" della famiglia Ciccopiedi. Ora decideranno gli amministratori giudiziari se potra' continuare l'attivita'
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Il procuratore della Repubblica, Aldo Policastro, così come annunciato, ha tenuto una conferenza Stampa per fornire ai giornalisti i particolari di un'operazione della Guardia di Finanza, coordinata dalla Procura medesima e relativa alle ipotesi di reato di associazione per delinquere aggravata dalla transnazionalità, sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte, falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico, bancarotta fraudolenta ed omessa dichiarazione.
La particolarità di questa azione, messa in atto da imprenditori locali, è che essa si è svolta con la "sponda" anche di società estere.
Il procuratore Policastro ha invitato al tavolo della Conferenza Stampa il generale della Guardia di Finanza, Domenico Napolitano, il comandante provinciale colonnello Eugenio Bua ed il comandante del Nucleo di Polizia Economico-Finanziario delle Fiamme Gialle, colonnello Giovanni Ferrajolo.
Nella mattinata, intanto, i finanzieri, su disposizione della Procura hanno dato esecuzione, nel capoluogo sannita e nelle province di Benevento, Avellino, Roma, Milano, Napoli, Cosenza e Varese, nonché in territorio bulgaro (Sofia e Plovdiv) alla misura cautelare interdittiva del divieto temporaneo di esercitare l'attività professionale e di imprese o uffici direttivi delle persone giuridiche e delle imprese, per dodici mesi, nei confronti di 8 persone, professionisti e imprenditori sanniti e della Valle Telesina operanti nel settore turistico-alberghiero, edile e della grande distribuzione alimentare; alla misura cautelare reale del sequestro preventivo dell'intera azienda di una nota struttura ricettiva cittadina (si tratta dell'Hotel "Traiano" della famiglia Ciccopiedi), dei beni aziendali strumentali all'esercizio dell'attività alberghiera, nonché dei titoli abilitativi e di due appartamenti ubicati sempre a Benevento; al sequestro, finalizzato alla confisca per equivalente, di denaro, beni immobili e altri beni patrimoniali nella disponibilità dei 26 indagati (i nomi sono a fondo pagina), fino alla concorrenza del valore di circa 11 milioni di euro; al "congelamento" in Bulgaria della titolarità delle quote delle società bulgare utilizzate per le operazioni contestate (attività ancora in corso), provvedimenti disposti dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale sannita, su richiesta della Procura, ritenendo la gravità indiziaria.
Il procuratore Policastro ha più volte sottolineato anche l'importanza della collaborazione chiesta ed ottenuta dalle autorità di Sofia, in Bulgaria.
Con esponenti della procura generale della Corte di Cassazione bulgara, c'è stato anche un incontro operativo a Benevento e ci si è intesi che anche per i reati commessi sul territorio bulgaro, procederà la Procura di Benevento.
Anche il generale Napolitano si è dichiarato soddisfatto per l'ottima collaborazione messa in atto tra i due Paesi e le difficoltà incorse sono state in parte superate anche acquisendo, appunto, utili informazioni dall'estero.
Il comandante Bua ha sottolineato come quella posta in essere sia stata un'attività che attinge al cuore dei compiti istituzionali della Guardia di Finanza rappresentandone uno degli obiettivi strategici.
In questa vicenda giudiziaria sono state analizzate le attività di 34 società italiane e di 29 bulgare.
I particolari dell'operazione li ha forniti il colonnello Ferrajolo il quale ha sottolineato come si sia partiti da settembre del 2019 e dal rinvenimento di anomalie fiscali nell'attività gestita da Ciccopiedi e dai suoi due figli osservando il tenore di vita elevato che conducevano a fronte di uno scarso reddito dichiarato.
A ciò hanno fatto seguito le perquisizioni docimiliari anche in studi professionali verificando l'esistenza di una compagine criminosa, ben strutturata sul territorio italiano e bulgaro, dedita alla commissione di un numero indeterminato di reati contro l’economia.
Sono state avviate attività investigative svolte attraverso intercettazioni telefoniche ed ambientali ed analisi documentali, finalizzate a ricostruire gli interessi economici e patrimoniali dei tre principali indagati.
Lo sviluppo delle investigazioni ha indotto le Fiamme Gialle ad analizzare un’operazione straordinaria di "fusione transfrontaliera per incorporazione tra società di capitali", avente ad oggetto l'azienda costituente il complesso alberghiero di viale dei Rettori, connessa ad una serie di ulteriori operazioni aziendali (locazione e comodato di ramo di azienda, costituzione di contratto di rete) poste in essere dagli indagati, ante e post "fusione", ricorrendo alla formula della "procura generale", della "procura speciale" e della "delega", tutte realizzate nel periodo 2014-2018 ed afferenti una serie di società, collegate all'attività alberghiera, aventi compagni sociali e governance riconducibili ai medesimi soggetti.
Gli organi inquirenti hanno ritenuto che tali operazioni fossero unicamente dirette a "tutelare" il patrimonio aziendale della società incorporata, trasferendolo ad una società bulgara, comunque riconducibile agli indagati, soggetta ad una normativa più favorevole rispetto a quella nazionale, con il fine di sottrarlo al fisco italiano e di continuarne la gestione sul territorio dello stato mediante due nuove società all'uopo costituite.
La prosecuzione delle indagini ha consentito, poi, di acquisire gravi indizi di colpevolezza in ordine ad un'articolata organizzazione e una fitta rete di persone fisiche e giuridiche gravitanti nell'orbita professionale e relazionale di un noto professionista beneventano e dei suoi figli, i quali, secondo la prospettazione accusatoria, accolta dal Gip, hanno promosso, organizzato e gestito una consolidata e fiorente "attività di consulenza" per il trasferimento e il mantenimento d'imprese nel territorio bulgaro, la maggior parte delle quali nelle città di Sofia e Plovdiv, al fine di sottrarle al pagamento delle imposte e sottrarne i patrimoni al sequestro e a procedure fallimentari e/o esecutive.
Il modus operandi adottato dagli indagati è stato caratterizzato dal sistematico trasferimento in Bulgaria di società italiane, che, pur mantenendo la medesima denominazione, sono state trasformate in imprese bulgare di diritto locale.
Nello specifico, si ritiene che le società di diritto italiano (gravate da onerosi debiti erariali) venivano preliminarmente "svuotate", attraverso operazioni di alienazione di immobili e crediti, poste in essere nel periodo immediatamente antecedente il trasferimento in Bulgaria.
Le stesse, poi, ormai svuotate di elementi attivi, venivano quindi cancellate dal Registro delle Imprese nazionale per trasferimento all'estero.
Le società trasferite, divenute soggetti di diritto bulgaro, mantenevano la stessa denominazione delle società italiane al fine di rimanere visibili ai creditori in Italia; le stesse, di fatto, risultavano tuttavia irreperibili presso le sedi bulgare dichiarate ed apparivano fraudolentemente ancora operative e solvibili attraverso l'accensione di conti in quel paese, in realtà non movimentati se non per il versamento del solo capitale sociale.
In tal modo, gli imprenditori italiani hanno continuato, di fatto, ad operare in Italia con neocostituite imprese (alle quali erano stati ceduti i compendi delle società trasferite) aventi il medesimo oggetto del clone estero.  
Le attività investigative, condotte attraverso interrogazioni alle banche dati in uso alla Guardia di Finanza, indagini di natura tecnica integrate da servizi di osservazione e pedinamento, accertamenti bancari, acquisizioni presso l'Agenzia delle Entrate-Riscossione, escussione di numerose persone informate sui fatti, sono state corroborate dagli importanti riscontri pervenuti dall’autorità giudiziaria bulgara.
Il contesto investigativo, infatti, per iniziativa della Procura della Repubblica di Benevento e della Guardia di Finanza, delegata alle indagini, si è esteso oltre i confini nazionali con la costituzione di una Squadra Investigativa Comune (Sic) Italia-Bulgaria, quale strumento di cooperazione internazionale patrocinato da Eurojust - tra la Procura della Repubblica di Benevento e la Procura della Corte Suprema di Cassazione della Bulgaria, finalizzata ad ottenere e condividere informazioni ed elementi di prova nell’ambito delle investigazioni in corso.
In tale contesto si sono tenute riunioni propedeutiche all’accordo e investigative sia presso la sede di Eurojust a L'Aia, che presso la sede della Procura Specializzata - Reparto Investigativo a Sofia e in Italia presso la Procura della Repubblica di Benevento.
Proficuo è stato lo scambio informativo e il coordinamento investigativo sottesi allo sviluppo ed alla prosecuzione delle indagini.
Le attività svolte in tale ambito hanno consentito, tra l’altro, l'acquisizione di documentazione presso istituti di credito ed Ente camerale bulgari, l’escussione di numerose persone informate sui fatti di nazionalità bulgara, tra cui 16 professionisti (facenti capo a 12 società di consulenza legale e amministrativo-contabile), 4 persone ritenute prestanome (cosiddette nominee) e 2 interpreti/traduttrici di madre lingua bulgara, nonché l’esecuzione - in territorio estero - di mirati sopralluoghi finalizzati a verificare l’esistenza delle società formalmente costituite in Bulgaria.
In tale contesto è avvenuta la "cessione di giurisdizione" da parte dell'autorità giudiziaria bulgara in favore di quella italiana per fatti penalmente rilevanti commessi in quel paese.
Sono state esaminate le operazioni societarie e i rapporti bancari di 34 società italiane e 29 società bulgare emerse nel corso delle investigazioni; con riferimento ai soggetti giuridici italiani è stata, altresì, accertata una situazione debitoria complessiva nei confronti dell’Erario di oltre 69 milioni di euro.
Nel corso della mattinata, inoltre, sono state eseguite perquisizioni disposte dalla Procura presso sedi e unità locali di 8 società, nonché i domicili di 21 soggetti, a vario titolo coinvolti nelle indagini.
Si ipotizza siano stati sottratti al fisco 69 milioni di euro.
L'Hotel Traiano è ora sotto sequestro ed è stato affidato alla cura di amministratori giudiziari. Saranno loro a decidere se esso potrà proseguire la sua attività o se essa dovrà essere sospesa.
Il procuratore Policastro, alle domande dei giornalisti ha risposto che quella descritta è l'epilogo di una precedente indagine già annunciatasi con sequestro parziale della stessa stuttura e che al momento essa, l'indagine, è circoscritta a quanto descritto.
Gli ideatori della intera operazione, ha detto infine, si ritiene siano gli stessi proprietari dell'albergo.
Infine, questi i nomi degli indagati: Giuseppe Ciccopiedi, 69 anni, Alessandro Ciccopiedi, 33 anni, Leonardo Ciccopiedi, 37 anni, Cosimo Aquino, 70 anni, Bruno Fragnito, 62 anni, di Benevento, Lucia Marciano, 59 anni, di Roma, Michele Malgieri, 46 anni, di Melizzano, Angelo Malgieri, 71 anni, di Melizzano, Marzina Grasso, 88 anni, di Melizzano, Salvatore Cioffi, 48 anni, Domenico Cioffi, 46 anni, di Santa Maria Capua Vetere, Roberto Gambuti, 37 anni, di Telese, Valerio Fragnito, 42 anni, residente in provincia di Milano, Antonio Fragnito, 71 anni, residente a Salerno, Saverio Tresca, 56 anni, di San Nicola Manfredi, Annunziata Domenica Calabrò, 58 anni, di Gioia Tauro, Domenico Miele, 59 anni, di Varese, Claudio Calenda, 25 anni, Brusciano, Amleto Ocone, 83 anni, Linda Ocone, 52 anni, di Benevento, Maurizio Torelli, 71 anni, di Nettuno, Massimo Battisti, 59 anni, di Roma, Rita Puzio, 59 anni, Antonio Puzio, 55 anni, Giuseppe Puzio, 34 anni, di Benevento, Valter Claudio Corsini, 55 anni, di Amorosi.

 

   

comunicato n.149372




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