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Benevento, 25-09-2021 16:51 ____
Occorre un gesto di comunicazione rivolto ai parenti di quanti entrano nel Pronto Soccorso e di cui non si sa piu' nulla
Vincenzo Musto al riguardo scrive una lettera aperta dal direttore generale dell'Azienda Ospedliaera "San Pio", Mario Ferrante
Redazione
  

Vincenzo Musto, un nostro lettore, ci ha inviato una lettera aperta per il direttore dell'Azienda Ospedaliera "San Pio".
Eccola.
"Egregio direttore Ferrante - si legge - le scrivo per segnalarle un disservizio dell'Azienda Ospedaliera da lei attualmente amministrata.
Al lettore medio con poca esperienza, per sua fortuna, di ricoveri ospedalieri personali e familiari il problema potrebbe apparire di poco conto rispetto a tante altre problematiche che lei giornalmente è chiamato ad affrontare ma ciò che, di seguito, le dirò ha una forte attinenza con i bisogni quotidiani e la fragilità umana delle persone.
Credo nella legalità, nel diritto e nel rispetto del prossimo ma sorge il dubbio che la mancanza assoluta di comunicazione nei riguardi dei familiari dei pazienti degenti nel Pronto Soccorso, anche solo per via telefonica, in qualche caso, rappresenti un innesco alle violenze nei riguardi del personale delle strutture ospedaliere e non aiuti a stemperare le ansie e le angosce di chi nella saletta di attesa del Pronto Soccorso o negli spazi adiacenti, resta per tante ore, nella vana attesa di conoscere, l'evoluzione dell'entrata del paziente nel reparto di emergenza.
Per esperienza diretta dopo l’entrata di un familiare al Pronto Soccorso e l’aver riferito circa le patologie pregresse ed i farmaci somministrati, mi è stato chiesto il numero di telefono.
A cosa è servito il numero di telefono? Dall'Ospedale non è mai partita una telefonata anche solo per informare se il paziente sarebbe stato ricoverato oppure dimesso.
L'informazione al familiare del ricoverato, probabilmente, non è stata mai recepita e regolamentata dall'Azienda Ospedaliera "San Pio" ma i comportanti che direttamente afferiscono all'umanità ed ai sentimenti delle persone non hanno bisogno di regole scritte, basterebbe un minimo di buon senso da parte degli operatori sanitari che, in molti casi, lavorano con impegno e sacrificio.
Capisco che il problema segnalato sarà considerato di scarso rilievo da chi ha "un santo in paradiso" ma quando riusciremo a riscattarci, soprattutto nel sud dell’Italia, dall’atavica necessità di avere e cercare la conoscenza giusta al momento opportuno?
Una semplice telefonata da parte di un operatore sanitario non allungherà la vita ma è un dovere nei riguardi dei familiari che aspettano ore prima di rientrare a casa senza essere mai informati dell'eventuale percorso di ricovero del paziente.
Mi rivolgo a lei come manager ed uomo del Sud con la speranza che saprà porre rimedio a questo problema, che sottrae qualche minuto a chi già opera in una situazione emergenziale  ma costituirà un grande atto di rispetto e di crescita sociale e civile".

comunicato n.143903




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