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Benevento, 24-09-2021 21:14 ____
La campagna elettorale dura da troppo tempo. Per questo ho deciso di staccare la spina, afferma Piero Mancini
Per iniziare a disintossicarmi ho letto un libro molto interessante, "La carestia del 1764 e il colera del 1837" di Carmine Porcaro. La grande paura della malattia che colpi' la Campania nel 1973 fu superata vaccinandoci...
Redazione
  

Spunti di riflessione dalla nota inviataci da Piero Mancini (foto).
"Caro direttore - scrive - la campagna elettorale dura da troppo tempo.
Per questo ho deciso di staccare la spina.
Per iniziare a disintossicarmi ho letto un libro molto interessante, tanto che ritengo utile segnalarlo ai suoi lettori.
Il libro: "La carestia del 1764 e il colera del 1837", è stato scritto nel 1995 dal direttore del giornale "Specchio del Sannio", Carmine Porcaro, edito dalla Cassa Rurale e Artigiana del Sannio.
Ricordo bene il colera che colpì la nostra regione nel 1973. Avevo 16 anni.
Sono sicuro che tanti suoi lettori, miei coetanei, rammentano la grande paura destata in quei giorni, superata vaccinandoci.
Il quotidiano on-line "fanpage.it", il 25 luglio scorso, lo ha ricordato pubblicando l'articolo: "Un tempo a Napoli si protestava per avere il vaccino, non per rifiutarlo".
Il sonno della ragione, che purtroppo caratterizza la nostra disgraziata epoca, ha generato un tecnologico oscurantismo antiscientifico.
Producendo danni enormi, non solo in campo medico-sanitario.
Ciò di cui non avevo memoria era che a Benevento nel 1837 vi furono cittadini contagiati e deceduti per il colera che si diffuse a partire dalla città di Napoli.
Forse la gravissima emergenza sanitaria non è rimasta nella memoria storica della città perché la mortalità non fu molto alta.
Porcaro, prematuramente scomparso, con un grande lavoro di ricerca, ha prodotto una ricostruzione storica minuziosa e di altissimo livello.
Utilizzando le note dei parroci dei paesi più vicini alla città e le cronache di De Rienzo, De Renzi e Sorda, uomini di cultura umanista e scientifica.
Grazie a una granitica coesione sociale il “nemico esterno”, penetrato in città, fu debellato velocemente.
Utilizzando i metodi e le povere conoscenze scientifiche dell’epoca.
E' vero che il vibrione colerico è meno pericoloso del coronavirus, però senza la grande coesione sociale non sarebbe stato facile debellare velocemente il contagio.
La memoria storica è importante perché insegna.
Ad essa si dovrebbe sempre attingere anche per superare le odierne emergenze.
Come ben sanno tutte le persone consapevoli, il bene più importante di una comunità è, storicamente, la coesione sociale.
Per affrontare e vincere ogni tipo di nemico che dall'esterno tenta di impossessarsi della città per assoggettarla e depauperarla.
Servirsene per fini di arricchimento personale che contrastano con il benessere e la crescita di tutta la comunità.
Se avessi le risorse necessarie ristamperei il prezioso libro e lo donerei a tutti gli istituti scolastici, cittadini e della provincia.
Le locali istituzioni, che spendono allegramente, farebbero cosa buona e giusta farlo al posto mio.
Anche la Chiesa potrebbe farlo. La gran parte dei documenti utilizzati e citati da Porcaro sono stati vergati, con certosina precisione, dai parroci che operavano a stretto contatto con il popolo dei fedeli.
Chi proprio non può far finta di niente è la Cassa Rurale e Artigiana del Sannio.
Le banche, nonostante la grave pandemia, hanno fatto profitti enormi. Ristampare l'importante libro e regalarlo alle scuole, non inciderebbe sui brillanti bilanci.
Sono sicuro che ciò non accadrà.
Anche le banche non sono più quelle di una volta: dal 1995 non sono passati anni, ma secoli!
Il neoliberismo ha smembrato e  disarticolato le comunità, riducendole a singoli individui. Egoisti e cinici automi prigionieri di una cultura e un contesto ipercompetitivo.
In tal modo intere città, regioni e stati sono stati indeboliti.
Per questo, è possibile che scaltri capitani di ventura possono facilmente impadronirsi di comuni e intere province.
E' possibile superare questo grave pericolo?
E' difficile, ma non impossibile.
Basta prenderne coscienza e, diventati consapevoli attivi cittadini, inseriti nel tessuto sociale di una comunità in cui potersi riconoscere, organizzarsi per il superamento dello stato di cose presenti.
Per il bene di tutti!"

comunicato n.143882




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