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Benevento, 20-09-2021 17:48 ____
Grande soddisfazione e orgoglio per Giovanni Tartaglia Polcini nominato presidente del Gruppo Anticorruzione del G20
La presidenza italiana del Foro Globale per eccellenza, nel 2021, copre tutti gli esercizi tematici dell'Agenda multilaterale e tra questi quello della prevenzione e repressione della corruzione
di Enza Nunziato
  

Grande soddisfazione e orgoglio per il nostro concittadino magistrato Giovanni Tartaglia Polcini (foto), consigliere giuridico presso il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, per l'importante ruolo di Chair (presidente) del Gruppo Anticorruzione del G20.
La presidenza italiana del Foro Globale per eccellenza, nel 2021, copre tutti gli esercizi tematici dell'Agenda multilaterale: tra questi quello della prevenzione e repressione della corruzione.
Un eccellente risultato professionale che lo premia di un lavoro straordinario portato avanti, con abnegazione e metodologia specialistica in un settore di grande impatto per il mondo intero.
Dopo gli anni trascorsi a Benevento come sostituto procuratore della Repubblica, Tartaglia Polcini aveva già da diverso tempo avviato una serie di attività finalizzate all'armonizzazione normativa tra i diversi contesti nazionali, presso il Gruppo di lavoro contro la corruzione internazionale all'Ocse e nel quadro della Convenzione delle Nazioni Unite contro la Corruzione.
Altro versante del suo impegno, ha riguardato la promozione di attività di assistenza tecnica, formazione, rafforzamento istituzionale, rinnovamento dei quadri normativi e disseminazione dei valori della legalità, cardini delle iniziative di una crescente diplomazia giuridica.
In detto ultimo ambito è stato chiamato a coordinare i programmi di assistenza tecnica in materia di giustizia e sicurezza in favore dell’America latina e della Regione caraibica (El Paccto, Eurofront e Copolad III).
Questa complessa attività risponde ad una crescente domanda proveniente da numerosi Paesi, ed è volta soprattutto a condividere internazionalmente i modelli e i protocolli operativi italiani in funzione anticorruzione, antimafia ed antiriciclaggio adottati efficacemente nel nostro Paese.
L'Italia è, infatti, il Paese delle mafie più note al mondo, ma è anche la patria dell'antimafia più concreta ed efficace della storia.
L'apice dello statuto speciale antimafia italiano si rinviene nella destinazione ai fini sociali dei beni confiscati, ed è anche su questo specifico aspetto strategico che la lotta alle mafie a livello globale potrà e dovrà senz'altro giovarsi dell’esperienza del nostro Paese.
Il magistrato sannita ha altresì dato alle stampe diversi lavori finalizzati ad illustrare il percorso di ricerca alla base delle descritte iniziative istituzionali: il volume "La diplomazia Giuridica", co-redatto con il ministro plenipotenziario Alfredo Durante Mangoni, oggi ambasciatore d'Italia a Bucarest, e la monografia "La corruzione tra realtà e rappresentazione" dedicata alla misurazione della corruzione.
Intervenendo sulla narrativa del rapporto tra mafie e Italia, dimostrando l'efficacia dei nostri modelli antimafia, egli agisce anche al fine di ridurre uno iato a tratti insopportabile tra la realtà e la rappresentazione all’estero del nostro sistema sociale ed istituzionale, oltre che naturalmente allo scopo di contribuire a allo sviluppo sostenibile dell'intera umanità, nel solco dell'Agenda 2030 delle Nazioni Unite.
Relatore in varie conferenze internazionali, anche nella sala della Assemblea Generale delle Nazioni Unite a New York, egli ha consolidato questo filone di pensiero giuridico innovativo e di grande potenzialità trasformatrice.
Celebre il suo “Paradosso di Trocadero”, secondo cui più si combatte la corruzione, più la si rende percepibile. Attraverso detto approccio la percezione della corruzione non rappresenta più uno stigma per i Paesi che, proprio per essere tra i più attivi contro il crimine, rischiano di patirne le conseguenze sul piano della comparazione internazionale.
Da sottolineare inoltre anche la sua definizione della corruzione "liquida", un'endiadi che richiama proprio il concetto di infiltrazione e che mutua il linguaggio dalla celebre qualificazione della società contemporanea del sociologo tedesco Zygmunt Baumann.
L’infiltrazione costituisce un fenomeno fisico che descrive la penetrazione di un liquido attraverso tutti gli interstizi di un solido.
Nella metafora il liquido sono le mafie ed il solido la nostra società.
Più la società è coesa, meno essa consente l'infiltrazione.
Se la società mostra crepe, lì si insinua il crimine approfittando delle debolezze degli uomini.
La criminalità organizzata moderna utilizza la corruzione come strumento privilegiato di operatività.
Essa si insinua nell'amministrazione pubblica e nell'economia attraverso metodi non violenti, che si declinano anche mediante l'esercizio di attività di impresa (lecita o illecita, riciclando gli enormi capitali prodotti dalle primarie attività criminali).
In poche parole, è mutata la strategia stessa della criminalità organizzata nella modalità acquisitiva del potere e della mobilitazione del consenso sociale.
Il fine ultimo di questo salto di qualità della criminalità organizzata, si legge in un suo recente articolo pubblicato in lingua inglese e spagnola, è la creazione delle basi sociali per l'accettazione culturale collettiva della corruzione come male necessario, generando una vis cui resisti non potest, come il prezzo da pagare per il benessere e la sicurezza stessa, in un sistema in cui i valori si confondono con i disvalori e si mettono in discussione i principi fondamentali della società basata sul diritto.
Il venir meno della violenza e della minaccia come strumento principale di operatività di queste organizzazioni criminali non le rende meno pericolose: semmai ne amplifica esponenzialmente la potenzialità operativa e ne accresce la micidialità per la società moderna (attraverso la loro natura sotto traccia ed invisibile di creeping).
Di fronte a simili fenomenologie socio criminali, spiega in quel contributo Giovanni Tartaglia Polcini, non si può pensare di reagire solo reprimendo le condotte in sede penale: l'integrità e la trasparenza non si impongono dall'alto.
Non è il numero di adempimenti e di regole che assicura il risultato, bensì è essenziale quella svolta culturale, quella disseminazione valoriale di cui una società liquida come quella contemporanea ha assoluto bisogno.
Quelle debolezze che generano le crepe e nelle quali si infiltra il crimine non vengono meno per la paura di una sanzione: pensare diversamente è illusorio.
Occorre, pertanto, muovere anche sul piano della pedagogia sociale, della condivisione delle scelte, della democrazia partecipata, in poche parole dello stato di diritto nella sua più alta concezione.
Sarà più che mai necessario educare le giovani generazioni al senso di legalità, intrecciato indissolubilmente al tema della libertà e della democrazia.
Da ultimo il consigliere Tartaglia Polcini, in qualità di coordinatore scientifico, sta sviluppando con il consigliere Nicola Russo, una nuova iniziativa di cooperazione internazionale, intitolata alla memoria e alla testimonianza dei magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, per la formazione professionale di magistrati giudicanti, pubblici ministeri, funzionari delle forze dell’ordine e a funzionari delle agenzie e/o istituzioni di vigilanza e gestione degli appalti pubblici di ben venti Paesi dell’America Latina e Caraibi.
Lo sforzo del nostro illustre e competente concittadino, Giovanni Tartaglia Polcini, ci conforta rispetto ai tempi complicati che stiamo vivendo, anche per la sua utilità sul piano del messaggio alle giovani generazioni, spronate ad appropriarsi del senso di legalità, di un’etica della responsabilità che ponga le basi per l’esercizio di una reale e vissuta cittadinanza attiva.

comunicato n.143765




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