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Benevento, 19-09-2021 09:08 ____
Un mese dopo l'altro sono trascorsi 44 anni da quel giorno, oramai lontano, in cui ottenni l'iscrizione all'Ordine dei Giornalisti
E tornano alla mente quelle vecchie caselle destinate a raccogliere i comunicati stampa per le poche testate dell'epoca. Erano ubicate all'ingresso del palazzo del Comune. Oggi sono state sostituite dalle mail e whatsapp... ricorda De Lorenzo
Nostro servizio
  

A quanto è dato sapere, oggi, tra i più anziani, non anagraficamente, ma per iscrizione all'Ordine dei giornalisti pubblicisti, è Peppino De Lorenzo.
Gli abbiamo chiesto di narrarci l'esperienza di questi anni anche se la sua professione sia stata quella di medico.
"Un mese dopo l'altro - ha scritto - sono trascorsi 44 anni da quel giorno, oramai lontano, in cui ottenni l'iscrizione all'Ordine dei Giornalisti, elenco Pubblicisti.
Nel ricordo, ed è inevitabile, sono preso da un sereno attacco di nostalgia.
La mia, quindi, è una disamina a volo d'uccello del tempo passato.
Alcuni eventi rimangono, è ovvio, irripetibili e molte persone non si potranno più abbracciare.
Tuttavia, non si dimenticheranno mai e, giorno dopo giorno, si portano sempre nel cuore.
Su "Messaggio d'Oggi", nel pieno vigore della giovinezza, avevo descritto la vita cittadina, eventi, storie, personaggi di allora.
Una vita che in quegli anni era vivissima.
Tale consapevolezza mi fa, non lo nego, rimpiangere il periodo giovanile, anni semplici conditi, è vero, di privazioni, ma, di certo, preferibili al deserto di oggi.
Quella sera di maggio, Giuseppe De Lucia, direttore di "Messaggio d'Oggi", nell'esaminare la documentazione pronta per essere consegnata, nell'esprimersi con estrema pacatezza, mi fece inorgoglire dicendomi: "Continua ad essere sempre te stesso. Non avere mai paura di esserlo. Ogni storia va esaminata e raccontata con grande scrupolo. Prosegui a testa alta per tutta la vita. Ti auguro ogni bene".
Nella mia esistenza, sarei divenuto medico dopo qualche mese, una esperienza del genere rappresentò una tappa importante.
A distanza di quasi mezzo secolo, posso affermare, convinto, che a Giuseppe De Lucia ho voluto un mondo di bene e, oggi, dopo tanti traguardi che nella professione ho raggiunto, lui mi manca non poco.
Mio padre mi ha insegnato che nella vita tutto si possa dimenticare tranne il bene ricevuto.
Fu così che il giorno dopo consegnai la documentazione all'Ordine dei Giornalisti di Napoli, sede, allora, ubicata nella Villa Comunale (nella foto il Peppino De Lorenzo dell'epoca).
Al mattino, nel momento di partire, mia madre mi chiese di venire con me per una giornata di svago.
Lei, mentre io curavo il disbrigo della pratica, mi attese gustando un caffè dinanzi ad un bar della zona. Una scena, quest'ultima, che mi ha accompagnato per tutta la vita.
Tra i venti ed i trenta anni si è lucidi. Si sta per concludere l'angoscia dell'attesa e non è incominciata la melanconia del declino.
In questo momento, ritornano alla mia mente quelle vecchie caselle, destinate a raccogliere i comunicati stampa per le poche testate dell'epoca.
Erano ubicate all'ingresso del palazzo del Comune e, prima del terremoto, nel vano terraneo dell'edificio che fa ad angolo tra piazza Roma e corso Garibaldi.
Oggi, quelle caselle sono state sostituite dalle mail, whatsapp ed altri social.
Ho lavorato veramente tanto, cercando di mettere il meglio di me stesso nel quotidiano impegno.
Non mi sono piegato al sistema che ho combattuto a viso aperto, non ho strisciato innanzi a chicchessia, non mi sono arricchito pur lavorando molto e quanto posseggo è anche frutto dei sacrifici di chi mi ha preceduto.
Ho vinto tante battaglie, perdendone anche molte.
Sì, le mie battaglie le ho fatte, ma, in ultimo, non sono stato un vincitore.
L'unica e giusta competizione, però, è quella che, puntualmente ogni mattina, intraprendo con lo specchio nel momento in cui mi rado.
Il fatto di potermi guardare senza arrossire mi infonde serenità, tanta serenità.
Tuttavia, il grande dono della felicità è quello di essere e sentirmi libero.
Con la serenità di oggi, senza rimpianti, mi capita spesso di ritornare a ricordare le rivendicazioni portate avanti, gli errori commessi, le sconfitte e le vittorie.
E, sempre con la tranquillità odierna, non accetterei, come ho fatto, senza pentirmene, la medaglia d'oro dell'Ordine dei Medici.
Avrei condiviso un compromesso che non fa parte del mio modello di vita.
In questo modo, percorro l'ultimo tratto di strada esternando il mio pensiero su "Gazzetta" che mi concede la piena libertà di intenti in cui ho creduto per una vita intera".

comunicato n.143735




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