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Benevento, 31-08-2021 14:24 ____
A voi fratelli e sorelle che abitate le aree interne manifestiamo il nostro incoraggiamento a rendervi protagonisti di una nuova stagione di sviluppo
Vi invitiamo a fare rete con l'intento che la cultura delle competenze prevalga sulla prassi del ricatto elettorale e del clientelismo. E' la sintesi della due giorni di lavoro di 20 vescovi riuniti al Centro "La Pace" e provenienti da dieci regioni
Nostro servizio
  

L'arcivescovo di Benevento, monsignor Felice Accrocca, con accanto il vescovo di Cerignola, monsignor Luigi Renna (nella foto di apertura è a sinistra ed a destra è monsignor Accrocca), ha tracciato le linee guida del documento finale con cui si è conclusa la due giorni al Centro "La Pace" indetta per parlare dei mali delle zone interne del nostro Paese, in una comunanza di problematiche che va dal Piemonte alla Sicilia, a cui hanno preso parte venti vescovi provenienti da dieci regioni d'Italia, dal Piemonte alla Sicilia, appunto.
Ci siamo lasciati, ha detto monsignor Accrocca alla conferenza Stampa di fine mattinata, con l'idea di rivederci esattamente il 29 e 30 agosto del 2022.
E' solo un  passo che abbiamo fatto, ha proseguito mons. Accrocca, verso l'inizio di un  camminio che vogliamo veder proseguire.
Sono molto contento di come è andata questa due giorni anche perché è stata una esperienza di serenità.
Nella Conferenza Episcopale Italiana noi vesovi ci vediamo una volta l'anno, siamo più di 300 ed è difficile stare insieme ed incontrarci per parlare finanche a pranzo.
Qui è stato tutto diverso. ed abbiamo discusso anche della necessità di una revisione della pastorale.
Noi di "Gazzetta" abbiamo anche chiesto se questo documento finale sarà ora portato alla attenzione dei massimi organi dello Stato confidando nel fatto che si possa avviare l'iter parlamentare per una proposta di legge che tenga conto delle risultanze di questa due giorni.
Certamente chiederemo udienza anche al presidente dl Consiglio, Mario Draghi, così come abbiamo fatto con il suo predecessore e notizieremo di questa nostra attività, come abbiamo già fatto, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, ci ha risposto monsignor Accrocca.
Il messaggio, ha aggiunto monsignor Renna, è certamente rivolto alle Istituzioni ma anche alla comunità che si sente abbandonata da esse e dunque un messaggio simile lo invieremo anche alle nostre Diocesi.
La prima comunione di intenti, infatti, la dobbiamo vivere a livello ecclesiale.
Le istituzioni sono presenti soprattutto nei piccoli comuni dove oramai il sindaco talvolta è costretto a fare di tutto, anche le funzioni degli impiegati che non ci sono.
E quindi dobbiamo aiutarli con provvedimenti importanti a cominciare da una buona viabilità delle strade, al conseguimento del diritto alla salute ed a quello dell'istruzione.
Diritti, questi, irrinunciabili, ma che sono addirittura misconosciuti in queste piccole aree interne.
Mons. Accrocca ha anche ribadito che bisogna badare alla pastorale dell'ecumenismo e del dialogo interreligioso. Essa deve essere incrementata ed incentivata perché è ai minimi termini facendo anche attenzione alla ministerialità degli uomini e delle donne, in particolare di queste ultime che sono la stragrande maggioranza, circa l'80%, delle frequentanti.
A tale riguardo monsignor Renna ha sottolineato nuovamente, avendolo già evidenziato ieri mons. Accrocca, come al sud si riesca ancora ad avere un parroco in ogni paesello.
Al centro ed al nord già non è più così.
Nel Triveneto, ha concluso monsignor Renna, 15 comuni portano avanti la loro pasorale con un solo sacerdote, un presbitero.
Lì assistiamo già ad un buon esempio di come si possa e si debba mettere insieme le proprie potenzialità.
Sin qui la Conferenza stampa di stamane.
Ecco ora il documento che è stato licenziato dai venti vescovi alla fine della due giorni di lavoro.

Documento finale della due giorni dei vescovi al Centro "La Pace"
Riuniti a Benevento, sul monte delle Guardie, posti da Dio quali sentinelle del suo popolo, abbiamo anche noi udito il grido da Seir: "Sentinella, quanto resta della notte?" (Is 21,11). Già, quanto ancora dovremo attendere?
Come pastori delle Diocesi in cui ricadono alcune aree più marginalizzate del Paese, che appartengono a dieci regioni, abbiamo ascoltato la sofferenza e le attese del nostro popolo dovuta al progressivo spopolamento di molti centri e all'assenza dei servizi fondamentali.
In uno stile sinodale abbiamo condiviso il senso di frustrazione delle nostre popolazioni e l'abbandono da parte delle istituzioni.
I problemi maggiormente evidenziati sono diritti progressivamente negati, quali la salute, l'istruzione, il lavoro, la viabilità, l'ambiente salubre, le interconnessioni.
Le comunità cristiane, spesso unico presidio e riferimento dei territori marginalizzati, sentono l'urgenza di contribuire al riscatto umano e sociale delle popolazioni di queste aree, declinando il Vangelo in modi sempre adeguati alla concretezza della realtà.
Dopo questo ascolto, accogliendo l’invito del papa, che ci esorta ad attingere "sempre nuovo entusiasmo dalla fede in Gesù, il maestro paziente e misericordioso" e "a non lasciarci paralizzare dalle difficoltà" (Messaggio di papa Francesco ai Vescovi riuniti a Benevento), abbiamo deciso di rivolgere un messaggio alle nostre comunità e alle istituzioni.
A voi fratelli e sorelle, che abitate nelle aree interne, manifestiamo tutta la nostra prossimità, l'incoraggiamento a rendervi protagonisti di una nuova stagione di sviluppo, che non può realizzarsi senza un impegno comune.
Vi invitiamo a fare rete, uscendo dalla logica dei campanili, vivendo la fraternità e la solidarietà.
Alle nostre Chiese locali chiediamo di vivere il prossimo cammino sinodale come una opportunità preziosa per ascoltare i nostri fratelli afflitti da storiche e incalzanti difficoltà, avviando così processi che portino a una pastorale specifica con uno sguardo attento alle realtà rurali. In questo recuperato slancio missionario ci impegniamo a costruire un volto di Chiesa battesimale, partecipativa, coinvolgente e coraggiosa, in cui il contributo dei laici, e delle donne in particolare, venga adeguatamente valorizzato; costruire ponti con le istituzioni nazionali e periferiche;
collaborare con gli attori istituzionali nella Sperimentazione nazionale delle aree interne (Snai) e nella applicazione delle Zone economiche speciali (Zes); adottare soluzioni pastorali capaci di formare le coscienze a vivere questo tempo di semina nella prospettiva di una solidarietà circolare; questo è particolarmente vero per la drammatica pandemia in atto.
Alle istituzioni nazionali, regionali e locali, alla vigilia dell’attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, chiediamo di disegnare un nuovo modello di sviluppo, equo e condiviso, in cui le aree interne possono diventare concretamente "il polmone del Paese" (monsignor Stefano Russo, segretario generale Cei), offrendo risorse e disponibilità a costruire intorno alle loro potenzialità di carattere naturale, paesaggistico, storico, religioso e culturale una vera prospettiva di riscatto.
Auspichiamo che le risorse finanziarie contribuiscano alla realizzazione di opere fondamentali, facendo in modo che partano dalle zone più remote e raggiungano il centro; che la diligenza dei fondi europei in arrivo non venga assaltata scompostamente, ma possa arrivare a destinazione con una distribuzione equa e trasparente; che la cultura delle competenze prevalga sulla prassi del ricatto elettorale e del clientelismo; che la tutela dell'ambiente, spesso lasciato a se stesso nelle aree meno antropizzate, contribuisca a ridurre i rischi di calamità naturali e a produrre uno sviluppo sostenibile.
Nella consapevolezza che "non c'è nulla che sia più ingiusto quanto fare parti eguali tra diseguali" (don Lorenzo Milani), affidiamo queste riflessioni alle nostre Chiese, a quanti hanno a cuore e a quanti hanno in mano le sorti del Paese, nella fiducia che non resteranno lettera morta.
"La carità, animata dalla speranza, sa guardare con tenerezza l’oggi e, con umiltà, rendere nuove tutte le cose" (Messaggio di papa Francesco ai vescovi riuniti a Benevento).

 

comunicato n.143300




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