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Benevento, 02-04-2019 15:11 ____
Mena Di Stasi, la coraggiosa mamma che sta portando avanti lo sciopero della fame, si e' sentita male mentre stava per raggiungere la Prefettura
Assieme ai sindaci Carmine Valentino e Michele Napoletano, hanno chiesto al prefetto Cappetta di farsi promotore di un Tavolo dal quale dovra' uscire, senza piu' dubbi, la verita' sulla sorte dell'Ospedale "Sant'Alfonso Maria de' Liguori"
Nostro servizio
  

Al Palazzo del Governo, una delegazione di rappresentanti dei sindaci della Valle Caudina e dei componenti del Comitato "Curiamo la Vita", è stata ricevuta dal prefetto, Francesco Antonio Cappetta, proseguendo così nella diffusione dell'azione di protesta e di richiesta di attenzione verso un territorio che sta perdendo uno dei suoi presidi di zona più importanti, l'Ospedale, quell'Ospedale che il commissario regionale alla Sanità, il governatore della Campania Vincenzo De Luca, sta progressivamente e senza sosta, depotenziando fino a farlo divenire addirittura inutile e dannoso, ci hanno detto stamane i rappresentanti del Comitato "Curiamo la vita".
Un paziente è convinto di entrare in un Ospedale, con tuitte le sue specificità operanti ed invece così non è.
Con le lacrime agli occhi, Mena Di Stasi, una delle due donne che stanno ponendo in essere lo sciopero della fame da sabato scorso, 30 marzo (l'altra è Pina De Masi a cui da poche ore si è aggiunta anche un'altra loro compagna, Michela Ottobre), ci ha detto che la lotta prosegue.
Le abbiamo chiesto se fossero entrambe monitorate da un medico e ci ha risposto di no.
Oggi però al prefetto hanno chiesto che questo avvenga anche perché la mancanza di cibo, d'un tratto, può anche provocare dei malanni e tanto è vero che proprio stamane, mentre raggiungeva Benevento nell'auto condotta dal marito, un camionista, che è in ferie per una settimana proprio per non far mancare alla moglie la sua solidarietà e sostegno, ha avuto un malore.
L'auto ha quindi rallentato per cercare di trovare in un bar un po' di acqua e zucchero.
La protesta la conduciamo avanti fino a quando non avremo le nostre risposte, ci ha detto Di Stasi.
Al prefetto abbiamo portato anche il nostro discorso di ieri per modo che egli possa comprendere per bene le nostre intenzioni ed il perché delle motivazioni che ci spingono a questi gesti estremi.
Abbiamo chiesto a lui di farsi promotore di un Tavolo a cui dovranno sedere tutti coloro che possono decidere le sorti del Sant'Alfonso.
Non devono esserci più vie di fuga. er nessuno. Devono dirci o dentro o fuori.
Così com'è attualmente l'Ospedale, ha continuato Di Stasi, rappresenta più un danno che un bene.
Tempi stimati per questa riunione, non ce ne sono al momento, ma il prefetto si è impegnato a fare presto.
Prima dell'11 aprile, con ogni probabilità.
A Di Stasi, con una lacrima che le scendeva dal viso mentre parlava con noi, abbiamo chiesto se avesse figli e ci ha risposto: Sì, ne ho 3.
L'altra volta, quando ho occupato il Comune, non glielo ho nemmeno detto a mio marito, ci ha raccontato.
E' arrivato a casa di ritorno dal lavoro ed ha chiesto ai nostri figli: E mamma dov'è.
I piccoli hanno risposto: E' andata al Comune.
Dopo qualche ora mio marito ha messo a dormire i bambini e poi mi ha telefonato chiedendomi: Quando vieni? Gli ho risposto: Tra poco.
Lui si è addormentato ed al mattino ha chiesto di nuovo ai nostri figli: E mamma dov'è? Non è tornata proprio stanotte, hanno detto i piccoli.
Stavolta invece l'ho avvertito prima.
Si deve fare quest'ultimo sforzo, gli ho detto e lui ha compreso.
Abbiamo consigliato la signora Di Stasi di riguardarsi e di badare alla sua salute.
Il medico l'ha visitata l'ultima volta domenica scorsa perché si era agitata nel parlare con la gente ed aveva avuto un collasso.
E' stato proprio allora che è stata soccorsa da un medico, Maddaloni, non in servizio, che era andato sul luogo della protesta solo a portar loro solidarietà.
Lo farò, ci ha detto, mi riguarderò, ma non possiamo mollare.
Abbiamo assistito ad otto mesi di passerelle e ascoltato solo chiacchiere.
Ora basta!
Sin qui la coraggiosa mamma.
Il sindaco di Sant'Agata dei Goti, Carmine Valentino, presente a questo incontro con il prefetto assieme al sindaco di Airola, Michele Napoletano, in rappresentanza degli altri colleghi sindaci, ci ha detto che l'appuntamento è servito per chiarire, ancora una volta, al prefetto gli aspetti della vicenda e dell'azione portata avanti dal Comitato di cui due suoi componenti (ora sono in tre) stanno facendo lo sciopero della fame.
Abbiamo chiesto un vertice dal quale dovrà emergere una volontà chiara e definitiva sul che fare del Sant'Alfonso e più genericamente sulla sanità ospedaliera che, si badi, non è un tema che riguarda solo le comunità delle aree caudina e telesina, ma anche quella beneventana con l'Ospedale "Rummo" e quindi l'intera provincia sannita.
Il tema della salute è un tema serio e quindi non più passerelle perché siamo già fuori ogni tempo massimo, ci ha detto ancora Carmine Valentino.
Il prefetto ci ha ascoltati, ci ha ancora detto il sindaco ed ha già avviato un'interlocuzione con la struttura commissariale che è rappresentata dal presidente De Luca.
Non sono esclusi anche i riferimenti ministeriali preposti alla valutazione delle risultanze finali di ogni decisione si dovesse assumere.
Un Tavolo dove si faccia ancora il rimpallo delle competenze e delle responsabilità, non ci interessa.
Ho domandato anche al prefetto, quale rappresentante massimo del territorio, di presiedere questo Tavolo.
La situazione è già di emergenza generale e di crescente preoccupazione da parte delle comunità interessate e dunque non penso che questo incontro si svolgerà tra molto tempo.
Parimenti preoccupato per l'intera vicenda si è dimostrato il sindaco di Airola e consigliere provinciale, Michele Napoletano, che ha parlato del riferimento ospedaliero che va ben oltre Sant'Agata dei Goti e che coinvolge anche gli altri paesi delle aree tutt'intorno interessate.

Le foto sono di "Gazzetta di Benevento". Riproduzione vietata.

 

 

comunicato n.121189




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