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Benevento, 10-02-2019 16:07 ____
Niccolo' Profeta, presidente del Circolo "Gioventu' Nazionale Benevento Citta'" commenta la "Giornata del Ricordo"
Fratelli d'Italia, per ridare un minimo di giustizia alle vittime, agli esuli e ai loro discendenti, insistere nel chiedere la revoca delle onorificenze concesse agli infoibatori degli italiani innocenti
Redazione
  

Niccolò Profeta (foto), presidente del Circolo "Gioventù Nazionale Benevento Città" commenta la "Giornata del Ricordo".
"Istria: hic est Italia, diis sacra". Ottaviano Cesare Augusto, I secolo a.C.
"Sì come a Pola, presso del Carnaro, ch'Italia chiude e i suoi termini bagna". Dante, Inferno, IX canto, 1300.
"Nu con ti, ti con nu".
Il disperato grido di dolore degli italiani del Cattaro e di Perasto dopo la cessazione della Repubblica di Venezia con il trattato di Campoformio del 1797.
"Diventiamo finalmente italiani per non cessar d’essere uomini" Nazario Sauro di Capodistria, 24 maggio 1915.
"Hora ruit". "Sì, vado a Fiume, vado verso la vita". Gabriele D’Annunzio da Ronchi dei Legionari, settembre 1919.
"Qui finisce la Repubblica italiana, ma l'Italia continua...!" messaggio alle future generazioni consegnato da Renzo De' Vidovich, esule da Zara, su un cippo lapideo presso Muggia dopo la firma del Trattato di Osimo 1975.
Questo dolente excursus storico - scrive Profeta - consacra nella storia d'Italia, dai tempi più atavici sino alla contemporaneità, l'incoercibile e incorruttibile italianità delle popolazioni giuliane, istriane, fiumane e dalmate.
Oggi, domenica 10 febbraio, si celebra la giornata del ricordo in connessione con il Trattato di Parigi del 10 febbraio 1947 (il Diktat), con cui lo stato italiano rinunciò a queste purissime terre italiane lasciandole in balia della slavizzazione più feroce, più cruenta e più radicale con cupidigia di viltà, di servilismo e di rinunzia.
Da quella funesta data, ma ancorché anche da prima, cominciò il martirio degli italiani delle terre di nuovo irredente, che culminarono con una operazione di genocidio e di pulizia etnica commesse dai partigiani titini e con la compiaciuta connivenza del Partito Comunista Italiano.
Di qui l'orrore di oltre 20.000 italiani infoibati nelle fosse carsiche dell'Isontino e dell'Istria e gli assassini indiscriminati degli italiani anche antifascisti posti in essere nella città di Fiume e delle uccisioni dei dalmati nel mare cristallino della Dalmazia.
Ciò non bastando, vi fu la dolorosa e sanguinosa diaspora o esodo dei 350.000 italiani che abitavano da millenni queste terre, costretti alla fuga dalla ferocia e dal terrore titino.
L’Italia matrigna del dopoguerra li accolse con disprezzo e fastidio, ma questo popolo, rinunziando a tutto e alle proprie radici, volle rientrare nei confini della nuova Italia per non essere slavizzati dal regime comunista di Tito.
"Ci chiamavano fascisti, ma eravamo solo italiani".
Finalmente, dopo circa 70 anni di damnatio memoriae e di voluto e consapevole ostracismo di  questa tragica storia italiana, solo grazie ad un governo di centro-destra dal 2004, si riconosce e si commemora questa immane tragedia, si ricordano accoratamente tutte le vittime di questi eccidi e si riconosce persino dai più alti vertici dello stato, equiparandolo al nazismo, l'efferatezza del comunismo titino, responsabile di tutti i crimini di pulizia etnica nei confronti di tutti quegli italiani.
Si pensi che tutt'oggi la Repubblica Italiana paga ancora qualche pensione di guerra ai partigiani comunisti titini sopravvissuti e che è ancora in vigore il più alto riconoscimento dei titoli cavallereschi o di onorificenza al più grande nemico e massacratore degli italiani e cioè al maresciallo Tito.
Fratelli d'Italia, per ridare un minimo di giustizia alle vittime, agli esuli e ai loro discendenti, deve persistere e insistere con le azioni politiche e legislative più idonee a far revocare codeste onorificenze concesse agli infoibatori degli italiani innocenti".

comunicato n.119750




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