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Benevento, 01-02-2019 23:48 ____
Tutele assai variegate rendono questione ingovernabile rispetto al passato, quella del licenziamento illegittimo di un lavoratore
La Facolta' di Giurisprudenza di Unisannio, per iniziativa di Rosario Santucci, Mario Cerbone e Marco Mocella, docenti di Diritto del Lavoro, schiera un parterre di relatori di rilievo nazionale per discutere dell'attuale e controverso tema
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Ancora un tema di attualità e di grande interesse per la pubblica opinione e, dunque, anche per i nostri lettori, è stato sviluppato, con la partecipazione di noti ed affermati giuristi, dalla Facoltà di Giurisprudenza, Dipartimento Demm, dell'Università degli Studi del Sannio.
Si è parlato de: "Le tutele contro i licenziamenti illegittimi", evento promosso e organizzato da Rosario Santucci, Mario Cerbone e Marco Mocella, docenti di Diritto del Lavoro nell'Università del Sannio.
L'iniziativa si è inscritta anche nella formazione del Dottorato di Ricerca: "Persona Mercato Istituzioni" del Demm, coordinato da Antonella Tartaglia Polcini, ordinario di Diritto Privato allo stesso Ateneo ed in quella degli avvocati del Foro di Avellino e di Benevento.
Ad aprire i lavori, è stato Giuseppe Marotta, direttore del Dipartimento Demm, che ha sottolineato come l'iniziativa di oggi offra ottimi spunti per suggerire una inversione di rotta riguardo ad un tema di grande attualità.
Anche Antonella Tartaglia Polcini ha parlato di una discussione proficua ed utile ai professionisti (presenti al convegno anche molti avvocati) ed ai nostri dottorandi di ricerca su un tema di grande attualità e di grande interesse e tutto ciò anche per come esso è stato strutturato.
Di questo, ha detto Tartaglia Polcini, intendo ringraziare Rosario Santucci per averlo ideato e promosso, assieme a Mario Cerbone e Marco Mocella.
Dalla teoria alla prassi applicativa, è lo scopo di queste iniziative promosse dalla nostra Università.
Oggi parliamo delle tutele contro i licenziamenti, uno spunto importante e lo si fa in un'ottica diversa con cui ci si invita innovativamente a riflettere atteso che il tema è stato sempre trattato in precedenza come tutela del lavoratore.
Occorre, ha concluso Tartaglia Polcini, abbassare la soglia di vulnerabilità alzando quella della tutela.
Alberto Mazzeo, presidente dell'Ordine degli Avvocati di Benevento ha voluto rivolgere un ringraziamento particolare per l'iniziativa a Mario Cerbone, suo iscritto.
Quindi ha confermato l'interesse dell'Ordine per queste iniziative della Facoltà di Giurisprudenza a cui sono stati riconosciuti, peraltro, i crediti per la formazione professionale obbligatoria dell'avvocato.
Il tema è complesso, ha detto Mazzeo e la dice lunga anche il tenore degli interventi previsti per quest'oggi.
In realtà sembra che l'evoluzione storica della tutela del lavoratore sia passata attraverso norme più che di natura giuridica, di natura economica.
A tale riguardo, ha proseguito Mazzeo, io darei uno sguardo anche a quelli che vengono definiti licenziamenti legittimi...
In realtà il datore di lavoro è messo sempre più nella condizione di valutare cosa gli convenga fare ed anche l'indirizzo delle riforme, vanno verso la soluzione di problemi economici più che di tutela effettiva dei lavoratori.
Ultimati i saluti istituzionali si è passati all'avvio dei lavori seminariali che sono stati introdotti da Emilio Balletti, ordinario di Diritto del Lavoro nell'Università della Campania "Luigi Vanvitelli" e coordinati da Rosario Santucci, ordinario nell'Università del Sannio.
Entrambi hanno sottolineato la rilevanza e la complessità del tema soprattutto dopo la sentenza numero 194 del 2018 della Corte costituzionale che ha incrinato tanto la disciplina del Jobs Act quanto la sua parziale revisione ad opera del cosiddeto Decreto Dignità sui criteri di quantificazione dell'indennità risarcitoria in caso di licenziamento illegittimo del lavoratore.
In particolare, Balletti ha evidenziato, con l'affidamento alla discrezionalità del giudice del potere di quantificazione dell'indennità, l'incrinatura della ratio del Decreto Legislativo numero 23 del 2015 fondata sull'assioma incremento dell'occupazione-riduzione legislativa e rigida della tutela in caso di licenziamento illegittimo.
Rosario Santucci ha da subito rilevato l'irrazionalità di un sistema eccessivamente variegato di tutele, privo però (nella maggior parte dei casi) di un'acquisizione (la reintegrazione nel posto di lavoro) che, proprio sulla falsariga del diritto del lavoro degli anni scorsi, è divenuta patrimonio delle garanzie civilistiche in caso di inadempimento delle obbligazioni di fare infungibile, qual è anche quella del datore di lavoro.
A seguire, i lavori sono stati di notevole intensità per i molti e autorevoli interventi previsti dal programma.
Paolo Sordi, presidente del Tribunale di Frosinone, ha illustrato il punto di vista giurisprudenziale, con la difficoltà di dipanare la matassa di regole sulle discipline del licenziamento e l'oscuramento ulteriore derivante dalla complicazione dei criteri di calcolo dell'indennità ristoratrice del licenziamento illegittimo.
I professori ordinari di Diritto del Lavoro, Marco Barbieri, dell'Università di Foggia ed Alessandro Bellavista dell'Università di Palermo, Alberto Pizzoferrato, dell'Università di Bologna e Gaetano Zilio Grandi, dell'Università Ca' Foscari di Venezia, hanno esaminato approfonditamente la questione attraverso la sentenza n.194 della Corte Costituzionale, manifestando apprezzamento per l'equilibrio e il respiro internazionale della pronuncia medesima, senza nascondere le complicazioni che ne derivano e le lacune di un sistema scompostamente frastagliato.
Lucia Venditti, ordinario all'Università di Napoli "Federico II", si è soffermata sulla disciplina dei licenziamenti collettivi, rilevando l'impatto della sentenza sui negoziati sindacali, una volta esclusa, con la sentenza della Corte, la quantificazione del danno derivante dal licenziamento collettivo che violi le regole procedurali e i criteri di scelta dei lavoratori.
Pasquale Passalacqua, associato all'Università di Cassino, ha esaminato la questione osservandola dalla prospettiva delle piccole imprese, rilevando l'inadeguatezza della disciplina, paradossalmente poco attenta verso l'ossatura del sistema economico italiano e lamentando l'utilizzazione dell'asfittico criterio dimensionale, neppure capace di distinguere tra micro e piccola impresa, laddove necessiterebbero invece criteri più adeguati per individuare forza e contesti aziendali.
Mario Cerbone e Marco Mocella, professori aggregati all'Università del Sannio, hanno trattato il tema del licenziamento, rispettivamente, nel lavoro pubblico privatizzato e nelle imprese di tendenza.
Il primo ha fatto emergere l'irrazionalità di un assetto legislativo che, diversamente da quanto accade nel settore privato e senza reale motivazione (come nel caso del licenziamento disciplinare), sembrerebbe comprimere la discrezionalità valutativa del giudice del lavoro, elemento invece indispensabile nella prospettiva costituzionale del bilanciamento dei contrapposti interessi in gioco. Per un altro verso, Marco Mocella ha puntato il dito sulle incertezze legislative della disciplina relativa alle organizzazioni di tendenza che, vista la loro accresciuta rilevanza, dovrebbe essere più chiaramente fondata sulla distinzione tra le mansioni di tendenza e quelle ordinarie dei lavoratori, riservando solo alle prime le esenzioni dalle tutele più rigide della disciplina dei licenziamenti.
Le conclusioni di Francesco Santoni, ordinario all'Università di Napoli "Federico II", sono state articolate e profonde.
Approfittando anche della ricchezza del dibattito, ha rilevato la necessità di una nuova regolamentazione giustificata dal caos normativo (ben 7 regimi di tutela dei licenziamenti) e dalle ripercussioni vaste su tanti altri istituti del contratto di lavoro, messi in crisi in assetti faticosamente realizzati anche grazie alla giurisprudenza.
Per Santoni le tutele assai variegate, fondate su presupposti talora eccessivamente generici e incerti, rendono la questione ingovernabile rispetto al passato ed evidenziano urgenze razionalizzatrici e semplificatrici relative agli interessi da proteggere e alle migliori modalità di tutela per non smarrire l'obiettivo insito in tutta la disciplina del lavoro: Quello del giusto contemperamento tra tutela della persona e della sua dignità e libertà dell'impresa e dell'organizzazione aziendale (privata e pubblica).

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