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Benevento, 29-01-2019 21:15 ____
Il Comitato Acqua Bene Comune consegna a Clemente Mastella 3.200 firme raccolte per attivare il referendum cittadino
Vivace confronto sulla gestione pubblica dell'acqua. Per Alberto Lucarelli vanno rivalutate le Aziende Speciali Enti Pubblici Economici e non le Societa' per Azioni che devono fare solo utili. Il sindaco contestato sulla politica della Gesesa
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L'Aula Magna del Dipartimento Demm dell'Unisannio, ha accolto l'iniziativa del Comitato Sannita Acqua Bene Comune (Abc), promotore dell'istanza di referendum comunale consultivo per la gestione pubblica dell'acqua, iniziativa svolta in collaborazione con l'Università del Sannio.
Il tema affrontato è stato relativo alla possibilità, con soluzioni praticabili e democratiche, di gestire pubblicamente le risorse idriche, così come deciso dal voto popolare del 2011.
Al Tavolo, presieduto da Vincenzo Verdicchio, docente di Diritto Privato del Dipartimento Demm, dell'Università del Sannio, il rettore Filippo de Rossi, il direttore dello stesso Dipartimento, Giuseppe Marotta ed il sindaco Clemente Mastella.
Ha relazionato Alberto Lucarelli, docente di Diritto Costituzionale all'Università Federico II di Napoli.
Dopo l'introduzione di Vincenzo Verdicchio e i saluti istituzionali di Filippo de Rossi e Giuseppe Marotta, è toccato a Lucarelli chiarire i termini della questione da un punto di vista giuridico ed inserirla nel contesto.
Sono beni, quelli come l'acqua, che non possono essere venduti.
E' un bene comune che vive non attraverso la legge ma che diventa un elemento di diritto attraverso la giurisprudenza e la prassi.
Con l'abrogazione del Decreto Ronghi del 2011, i governanti avrebbero dovuto prenderne atto ed invece con atto dello stesso agosto, si fece giusto l'opposto di quanto sancito da 27 milioni di cittadini chiamati al voto referendario.
Ovviamente c'è da rilevare che ci sono tante convengenze di interessi industriali e che quindi la gestione dell'acqua deve andare avanti anche per gli investimenti messi in campo.
Quel decreto venne impugnato e la Corte Costituzionale ribadì il vincolo referendario.
Aspettiamo ancora un testo coerente e cioè che ai Comuni sia data la possibilità di aderire agli Enti pubblici economici e non solo alle società per azione che hanno nello statuto la necessità di fare profitti.
E così siamo giunti al 2012, ha proseguito Lucarelli, allorquando addiittura il Consiglio di Stato sancì che il vincolo referendario avesse un vincolo solo di 5 anni.
Ovviamente la Corte Costituzionale annullò.
Ed allora un Comune che vuole riferirsi ad una norma ha oggettivamente delle difficoltà, ha proseguito Lucarelli, che ha poi sfatato il fatto che il diritto europeo abbia imposto la privatizzazione dei servizi pubblici locali.
Il docente universitario ha ribadito che l'unico soggetto in grado di gestire il Servizio Idrico Integrato sia oggi l'Azienda Speciale Ente Pubblico Economico in forma consortile, una formula abbandonata negli anni passati e che oggi si sta riscoprendo in tutta Italia.
Giannicola Seneca, presidente del Comitato Acqua Bene Comune, si è posto l'interrogativo simile a quanto affermato da Lucarelli e cioè che i francesci stanno ritornando indietro rispetto alla gestione privatistica dell'acqua ed hanno scoperto di aver risparmiato l'8% sulle bollette.
E tuttavia vengono ad investire da noi, dove evidentemente la gestione del privato è ancora portante.
Quindi, Seneca ha parlato con orgoglio del lavoro svolto nella raccolta delle 3mila firme necessarie per richiedere al Comune la indizione del Referendum.
Il muro è stato sfondato ed ha quindi consegnato al sindaco Mastella (nella foto d'apertura) le 3.200 firme raccolte e vidimate (e qui c'è stato l'applauso della platea).
Tra gli ispiratori del nostro movimento, ha concluso Seneca, c'è stato papa Francesco.
A prendere la parola è stato quindi il sindaco Clemente Mastella che ha esordito dicendo che per lui il confronto è il sale della democrazia e che non c'è partigianeria da parte sua rispetto all'argomento referendum sull'acqua.
Quindi ha ricordato di quanto scelse proprio Lucarelli, assieme a Felice Casucci, entrambi docenti universitari, all'epoca della Commissione Rodotà.
Poi ho perso cognizione della vicenda, ha proseguito l'ex ministro.
Con le privatizzazioni non sono mai stato molto d'accordo, ha proseguito Mastella, ma debbo anche dire che Gesesa è l'unica azienda attiva che ho nel mio Comune.
Quindi Mastella ha fatto tutto un discorso per sottolineare che ci vogliono fondi per garantire anche infrastrutture quali ad esempio il depuratore.
Chi paga? (e qui tra il pubblico hanno fatto notare al sindaco che gli investimenti per nuove opere non sono ad appannaggio della società di gestione).
E' stata contestata al sindaco anche la sospensione del servizio da parte di Gesesa nei confronti degli utenti che non riescono a pagare le bollette.
Mastella ha quindi confermato che la formula di Benevento non è male.
Ad Avellino c'è, invece, la vicenda dell'Alto Calore con 60 milioni di debito (dal pubblico lo hanno corretto: Sono 140 i milioni di debito dell'Azienda avellinese), come si fa a contemperare tutto ciò? ha detto il sindaco.
Il responsabile della Lipu, Marcello Stefanucci, ha contestato a Mastella il posizionamento del depuratore e qui c'è stato uno scontro dialettico in quanto il sindaco ha detto che quella posizione, che non è definitiva, egli l'ha trovata dall'Amministrazione precedente.
E Stefanucci ha proseguito: E tuttavia avete continuato a convogliare le condotte verso quel punto...
Lucarelli, intervenendo nuovamente, ha detto rivolto al sindaco che Acea, la società proprietaria di gesesa quale socio di maggioranza, i suoi dividendi vanno via dal territorio per essere investiti altrove, anche all'estero.
Voi qui siete esattamente nella logica della finanziarizzazione che non ha nulla a che fare con il territorio, ha chiuso Lucarelli.
Ad intervenire è stato infine anche il presidente di Gesesa, Luigi Abbate, il quale ha sottolineato come la società non trasferisca l'utile di esercizio ad Acea, intorno ai 150-200mila euro, ma li lascia sul territorio sostenendo i più deboli ed investendo nell'educazione civica e nel risparmio idrico.
Ma Raffaele Salamone Megna ha contestato ad Abbate la fila lunghissima cui egli stesso è stato costretto per parlare allo sportello con un operatore dell'Azienda.
Dove magari occorrerebbero quattro operatori ce ne sono due e sull'utenza si scarica la problematica e da qui l'azienda ne trae un utile.
Questa è anche la differenza tra pubblico e privato.
A questo punto, il moderatore dell'incontro, Vincenzo Verdicchio, attesa anche l'ora tarda ha chiuso il dibattito che si stava ancora animando.
Se ne riparlerà in un'altra occasione.

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