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Benevento, 25-01-2019 19:53 ____
Il procedimento disciplinare nei confronti del magistrato. Un tema delicato che si apre agli interrogativi proposti nel libro di Giuseppe Campanelli
Alla presentazione del volume il componente del Consiglio Superiore della Magistratura, Antonio Lepre. Quello della responsabilita' disciplinare in esso descritto, e' senza alcun dubbio un grosso macigno, ha detto Marilisa Rinaldi
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La Sala lettura della Facoltà di Giurisprudenza dell'Università degli Studi del Sannio, ha accolto quest'oggi un altro importante convegno che ha trattato un tema che è costantemente alla ribalta a seconda delle occasioni, dei governi, delle circostanze, quello del procedimento disciplinare nei confronti di un magistrato.
E' un vero e proprio processo, ci si è chiesto o è solo un atto amministrativo quello che si produce?
Il sottoposto a giudizio ha tutte le garanzie così come le hanno gli altri e comuni accusati?
Ma il magistrato è veramente un accusato come tanti e soprattutto è possibile che esso venga giudicato da suoi pari o sarebbe più opportuno un organo terzo composto non da magistrati?
Temi delicatissimi che sono stati affrontati con serenità ma con piglio professionale da studiosi e giuristi oltre che protagonisti che hanno dato tutto il loro contributo di idee per cercare di dare risposte a tante domande.
L'occasione è stata data dalla presentazione del libro di Giuseppe Campanelli, professore associato di Diritto Costituzionale nell'Università degli Studi di Pisa, già ospite della nostra città, dal titolo: "Il giudizio disciplinare dei magistrati ordinari: Procedimento o processo? Natura, garanzie, criticità ed ipotesi di riforma".
L'evento è stato voluto dal Corso di laurea magistrale in Giurisprudenza e dalle Cattedre di Diritto Costituzionale e di Ordinamentio Giudiziario rispettivamente condotte da Vincenzo Casamassima ed Ennio Cavuoto.
La presentazione del volume si è svolta sotto l'ediga del Dottorato di Ricerca in "Persona, Mercato, Istituzioni", coordinato da Antonella Tartaglia Polcini, professore ordinario.
I lavori sono stati aperti da Manlio Lubrano di Scorpaniello, docente di Diritto Commerciale, che è intervenuto in sostituzione del direttore del Dipartimento, Giuseppe Marotta, impossibilitato.
Lubrano si è detto compiaciuto del fatto che il Dipartimento ed il Dottorato abbiano ospitato un incontro a così alto livello, favorendo, peraltro, il contatto culturale tra gli studenti del dottorato ed il mondo della magistratura e quello accademico.
Quello che si discute nel presentare il volume di Campanelli, è un tema sensibile e che va al di là dell'aspetto puramente tecnico, anche perché si parla di un magistrato che deve sorreggere la sua condotta al di sopra di ogni sospetto.
Marilisa Rinaldi, presidente del Tribunale di Benevento, ha detto subito che il libro è molto interessante e che presenta vari aspetti di un tema che non è uno spunto solo tecnico e non solo per addetti ai lavori.
Quello della responsabilità disciplinare in esso descritto, è senza alcun dubbio un grosso macigno.
Registriamo poi, ha proseguitio Rinaldi, un'azione schizofrenica perché da un lato c'è lo spauracchio della disciplinare e dall'altra il cittadino che vede lo strapotere del giudice.
E dunque l'argomento diventa un campo di battaglia.
E giusto, tuttavia, che un libro evidenzi le anomalie del sistema.
Stiamo esaminando una materia che è borderline, con valori ai limiti della norma.
Siamo in presena di un procedimento o di un processo?
E l'organo che giudica è giurisdizionale?
Anche questo è un elemento da valutare, ha proseguito Rinaldi.
Giurisdizionale, secondo il presidente Rinaldi, non lo è ed il Consiglio Superiore della Magistratura (Csm) ed i suoi setti componenti di sezione, è un organo amministrativo o giudiziario?
Chi esercita l'azione? Il ministro o il procuratore generale?
Questo organo, la sezione del Csm, non solo non è un organo giurisdizionale fino in fondo anche se emette una sentenza o una ordinanza.
In precedenza c'era solo la legge della Guarentigie che non tipizzava gli illeciti.
Bisogna attendere il 2006 per ottenere la legge che ha attivato la tipizzazione e quindi con essa il magistrato si sente più tutelato.
Buona parte dell'avvio dei procedimenti ai danni di un magistrato riguardano i ritardi nel deposito di una sentenza.
Ma l'illecito, si è chiesta, ancora, il presidente Rinaldi, deve colpire il magistrato o i ritardi?
Quella dei ritardi dovrebbe essere preoccupazione del dirigente
Infine, ha detto Rinaldi, viene utilizzato solo come uno spauracchio o vogliamo veramente un giudice burocrato?
Antonella Tartaglia Polcini ha esordito dicendo che oggi si inaugura la nuova stagione del dottorato che si arricchisce sull'esperiena giuridica all'interno delle istituzioni.
La presentazione del libro di Campanelli è la prima di una lunga serie, libri che avremo modo di leggere insieme con l'autorevole presenza di rappresentanti delle istituzioni e con questi volumi che colpiscono nel cuore del problema relativamente alla funzione ed al ruolo del magistrato.
Completati i saluti istituzionali, si è entrati nel vivo dell'esame dell'argomento oggetto di attenzione da parte del volume di Campanelli, con Vincenzo Casamassima, docente di Diritto Costituzinale, che ha presentato i due ospiti: Giuseppe Campanelli, professore associato di Diritto Costituzionae all'Università di Pisa ed Antonio Lepre, magistrato, componente del Consiglio Superiore della Magistratura.
Il tema, ha detto Casamassima, è quello del bilanciamento corretto della peculiare forma che assume la giustizia disciplinare dei magistrati che la differenzia dagli altri dipendenti pubblici.
Un magistrato che trova i suoi cardini nei principi di indipendenza.
Il pregio di questo volume, ha proseguito Casamassima, credo che sia nella capacità di trattare temi di interesse che altrimenti sarebbe per i soli addetti ai lavori.
Ennio Cavuoto, docente di Diritto Processuale Civile, ha anch'egli parlato di un tema di grande e perenne attualità, oltre che essere spinoso e che si inserisce nella più ampia dinamica del procedimento disciplinare del magistrato.
E' vero che le statistiche che attengono ai provvedimenti disciplinari nei confronti dei magistrati parlano soprattutto di illeciti riferiti ai termini non rispettati di depositi delle sentenza, ma bisogna fidarsi poco dei criteri che sono soggettivi ed oggettivi anche perché oggi sono ridimensionati i margini di discrezionalità.
E' conforme il procedimento disciplinare, si è chiesto Cavuoto, alle norme costituzionali sul giusto processo?
Questa domanda che si è posta Cavuoto è stata poi sviluppata nel prosieguo dei lavori.
Per Lepre è bene che i giovani dottorandi si approprino di queste problematiche che sono di ampio respiro.
Peraltro apprezzo molto, ha detto il componente del Csm, l'opera di questo Dottorato e la professoressa Tartaglia Polcini, tra i pochissimi che abbia fatto queste scelte.
Lepre ha anche lodato il presidente Rinaldi che gode, ha detto, di un grande consenso, non scontato, nel Csm per l'opera che svolge alla guida del Tribunale di Benevento.
Venendo al libro, Lepre ha detto che l'autore ha scritto un volume di assoluta rarità, un volume a cui mi sono avvicinato con pregiudizio ed invece esso è estremamente rigoroso.
E' un libro positivamente ossessivo rispetto alle ricadute pratiche operative di gestione del procedimento giudiziale.
In questa vicenda la domanda è cosa vogliamo che sia un magistrato.
Ed allora bisogna anche capire se ci sia una tendenza a svuotare questa indipendenza con il procedimento disciplinare con il quale, come dice l'autore, c'è il rischio del controllo sul magistrato.
Il libro scorre su due binari: Il diritto alla difesa del giudice e poi il rischio di una eccessiva afflittività della sanzione disciplinare, al contrario di ciò che si dice e che si pensa.
Giuseppe Campanelli ha esordito dicendo di aver voluto creare un confronto tra il mondo accademico e la magistratura e di averlo voluto fare anche in modo pratico.
Mi sono avvicinato a questo tema da semplice cittadinio, ha detto Campanelli. Ho studiato l'argomento e mi sono reso conto che i magistrati giudicati dai magistrati, non sono poi tanto tutelati.
Ho cercato di penetrare le materie non solo da un punto di vista tecnico anche perché l'esperienza di consulente di magistrati nelle loro difese, mi è stata utile.
Peraltro molti studi sull'argomento non ci sono e quindi ho cercato di dare una prospettiva, un qualcosa che fosse più aperto anche al confronto.
Quindi l'autore ha dato risposte a tutte le sollecitazioni pervenutegli dagli interventi che lo hanno preceduto analizzando anche il ruolo delle correnti della magistratura che un tempo forse andavano valorizzate mentre oggi si sono spinte abbastanza oltre la loro azione anche nell'assegnazione degli incarichi direttivi.
Campanelli ha anche parlato del ruolo che la legge assegna al ministro di Giustizia, un ruolo incredibile ed anomalo che gli consente di impugnare un giudizio e di portarlo dinanzi alle sezioni riuinite del Csm anche quando non c'è l'assenso da parte della Procura Generale.
Il rapporto tra magistratura e rappresentante del Governo, forse andrebbe messo in discussione.
Il 96% delle richieste di apertura di un procedimento disciplinare su un magistrato, che sono circa un migliaio, vengono archiviate.
Ed allora ci si chiede: Perché tutto questo interesse sull'attività del magistrato?
Una domanda che non ha avuto risposta al momento.
Al termine dell'intervento di Campanelli, ci sono stati quelli di magistrati e dottorandi rivolti all'autore ed al componente del Csm.

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