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Benevento, 24-01-2019 22:23 ____
Il trasferimento di una infermiera da un reparto ad un altro avrebbe potuto avere un costo altissimo per Peppino De Lorenzo
Ed invece anche il Tribunale di Appello lo ha prosciolto da ogni accusa. Il medico e giornalista deve ancora difendersi ma e' pronto a condurre un'ultima battaglia, ci ha detto e tra un po' ne ascolteremo delle belle
Nostro servizio
  

E' di solo poche ore fa l'ultima vittoria giudiziaria di Giuseppe De Lorenzo (foto). 
La vicenda, promossa dall'Asl, ebbe inizio molti anni or sono, quando l'allora direttore sanitario, Tommaso Zerella, dispose il trasferimento di una infermiera, che operava presso il reparto di psichiatria, diretto proprio da Giuseppe De lorenzo, in altra struttura dell'azienda.
La dipendente fece ricorso presso la sezione del lavoro del nostro Tribunale.
Consistente il risarcimento: 450mila euro sia all'Asl, che a De Lorenzo.
Il giudice Di Pietro, in primo grado, dopo laboriose indagini, dispose il ritorno dell'infermiera presso il reparto di Psichiatria, senza, però, la concessione di alcun risarcimento.
De Lorenzo fu completamente assolto.
Ricorrendo in appello, la dipendente ha chiesto, ancora una volta, lo stesso risarcimento.
Il collegio, appunto della Corte di Appello, a Napoli, il 22 gennaio, ha riconfermato, nella sua interezza, la sentenza di primo grado.
Giuseppe De lorenzo è stato difeso dal figlio, Giovanni, l'infermiera da Fabrizio Crisci, mentre l'Asl da Antonio Mennitto.
Abbiamo chiesto allo stesso De Lorenzo una dichiarazione.
Da quest'ultima, emerge una profonda tristezza e non si scorge più il battagliero di un tempo, che eravamo usi conoscere.
Tuttavia, sembra, da quanto si legge, che, contro l'Asl sono in arrivo venti di guerra.
Questa la dichiarazione: "Se mi fossi accordato con i casalesi, mi si creda, sarei stato rispettato molto di più da quanto mi ha prodotto la politica.
Continuo, ancora oggi, a pagare un prezzo altissimo, ma, fortunatamente, non riescono, malgrado i reiterati tentativi, a darmi il colpo di grazia.
Una storia, quest'ultima, molto triste, che poteva essere evitata.
L'allora direttore sanitario, Tommaso Zerella, aveva, per legge, la disponibilità di trasferire, come spesso accade, una dipendente in una struttura ove vi sia necessità di personale. In merito, il responsabile di un reparto, come nel mio caso, non dispone di alcuna autorità.
E' l'ennesima vittoria, anche se sono stanco, veramente stanco e gradirei essere lasciato in pace. Continuo a fare il medico e basta. Sempre dalle mani pulite.
L'importante è che sono libero, senza alcun rapporto di dipendenza. Solo il contatto con i pazienti. Il che è meraviglioso.
Se avessi la possibilità di tornare indietro, in politica, non sarei più artefice di alcuna rivendicazione. Penserei solo ad avere la bocca chiusa. Ben chiusa.
E' stato tutto inutile. Indietro, però, è impossibile tornare.
Oggi, lo sfascio della sanità, qui da noi, è sotto gli occhi di tutti. Quindi, avevo ragione. Ora, si salvi chi può. Purtroppo, anche se invoco la tranquillità, mi devo difendere ancora.
Nei giorni prossimi, riunendo tutte le forze residue, condurrò l'ultima lotta contro l'Asl.
Se ne ascolteranno delle belle".

comunicato n.119360




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