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Benevento, 16-08-2018 13:54 ____
Il caso "E' piu' bello insieme" e' il thriller dell'estate scrive per la Rete Sociale il presidente Serena Romano
La piega presa dalla vicenda sta relegando in secondo piano il vero oggetto del contendere: I diritti dei disabili
Redazione
  

Ormai il caso "E’ più bello insieme" è il thriller dell'estate.
Questo è quanto sostiene, per la Rete Sociale, il presidente, Serena Romano.
"Anche se - scrive - la piega presa dalla vicenda, specie dopo la replica degli esponenti dell'Amministrazione comunale, Orlando e Picucci, alla lettera aperta di Moretti, sta relegando in secondo piano il vero “oggetto del contendere”: i diritti dei disabili.
Oggi non solo diritti negati, ma con argomenti che alimentano la circolazione di notizie infondate e fuorvianti.
Sono questi i motivi che ci spingono, sia come presidente della Rete Sociale che come giornalista, ad intervenire di nuovo ed a continuare a farlo finchè non sarà fatta chiarezza.
Sui diritti negati: dopo le promesse del sindaco Mastella sulla continuità del servizio, oggi "E' più bello insieme" è chiuso.
Non per decisione della cooperativa "La Solidarietà" che lo scorso 1° agosto ha specificato nella pec all'Ufficio di Piano: "...Come richiesto dalla dottoressa Orsola Caporaso, comunichiamo che per il mese di agosto 2018 il servizio... proseguirà regolarmente le proprie attività...
Con l'occasione, chiediamo aggiornamenti sull'assegnazione voucher".
E' chiuso perché agli utenti sono stati negati i voucher: cioè, il "titolo" necessario ad esercitare il loro diritto.
Come mai? Chi ha ragione? Carte alla mano, hanno ragione i disabili.
L'amministrazione pubblica, infatti, tratteggia come un iter normale le assistenti sociali indaffarate ad approntare i Piani Sociali Assistenziali Individualizzati (pai) per ciascun disabile, che stabiliscono quanti voucher dare a ogni utente.
Ma non è normale: perché i pai dovevano essere pronti prima e indipendentemente dall’assegnazione dei fondi regionali. Il bando per selezionare gli utenti con diritto ai voucher, è di marzo scorso e la graduatoria definitiva è di giugno.
Allora perché le assistenti sociali, in altre occasioni valide, stanno facendo i pai adesso?
Perché non sono state messe in condizione di seguire il corretto iter cronologico del servizio?
Ammesso che fossero in ritardo: perché i responsabili non hanno detto loro di affrettarsi, visto che da mesi si dibatte per evitare la chiusura del centro, e visto che ci vuole poco a redigerli, perchè gli utenti sono sempre gli stessi da oltre 10, 5 o 3 anni e le loro esigenze ormai note ai servizi?
E' legittimo, dunque, chiedersi: è solo inefficienza burocratica o c’è altro dietro questo “ritardo”? Anche perché contrasta con la sollecitudine con cui si è tenuta la riunione per cedere il Centro all’Ambito.
I fondi sono arrivati e con risorse aggiuntive per le politiche sociali di circa 476.000 euro, oltre ai 61.000 citati ma i voucher non sono pronti.
Per questo motivo, il Centro ha chiuso ad agosto, dopo essere rimasto aperto grazie al senso di responsabilità degli operatori, senza stipendio da maggio: da quando, cioè, il Comune ha impedito a "La Solidarietà" di fatturare le prestazioni.
Questi i fatti che il Comune nega: rivelando un gap culturale che rende impossibile il dialogo per sanare la vicenda nell’interesse dei più deboli.
Il Comune poteva percorrere la strada di sanare la situazione facendola rientrare nelle regole, come la legge consente se è nell'interesse della comunità.
Era nell'interesse dei disabili che hanno motivato la scelta di frequentare il Centro: "La cosa più bella di questo posto è che quando vado a fare la spesa e mi trovo a passare di qui, posso entrare per prendermi un caffè, abbracciare mio figlio e guardare che fa...
In altri posti, invece, non mi facevano neanche entrare...".
Questa è una testimonianza del diritto alla libera scelta del cittadino-disabile fatta in nome del vero, libero mercato che gli consente di spendere il suo voucher dove vuole, a Benevento e provincia.
Possiamo solo sperare di esserci sbagliati a pensar male.
A pensare cioè, che chi è incapace di costruire qualcosa di buono, spesso fa di tutto per distruggere il "buono" costruito dagli altri: così se del "buono" non resta più traccia, la gente finisce per accettare anche il "pessimo" e il "mediocre" che gli viene propinato".

comunicato n.115238




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